Il calabrone ha una reputazione assai cattiva, ma del tutto giustificata. Facilmente riconoscibile per le sue grosse dimensioni e la colorazione tipicamente "aggressiva", è una versione gigante della vespa. Fortunatamente meno abbondante della sua cugina più piccola, vive nelle campagne, frequentando le zone coltivate e i frutteti.
Il suo nido, di fibra vegetale masticata, è assai voluminoso; di solito viene appeso in un granaio o sotto il tetto di qualche fienile, tuttavia è possibile trovare colonie di calabroni che nidificano all'interno di buchi nei tronchi degli alberi. Per costruire il nido il calabrone cerca pezzettini di legno, che mastica meticolosamente fino ad ottenere una pasta con cui in seguito edifica le pareti dello stupefacente edificio. Mentre le vespe rosicchiano il legno sano per fare la loro cartapesta (che è di colore grigio) il calabrone per lo stesso scopo si accontenta del legno marcio. Una colonia di calabroni consta di un centinaio, o poco meno, di operai e di una regina che è la fondatrice, nonché la madre di tutti i componenti della colonia.
All'interno della colonia i raggi sono pochi e disposti orizzontalmente. Il calabrone si nutre di frutti maturi, di linfa ed anche di insetti o di frammenti carnei. Verso la fine dell'estate fanno la loro comparsa le femmine che vengono fecondate dai maschi della colonia; queste femmine passano l'inverno ben riparate e durante la primavera seguente fonderanno nuove colonie. La puntura del calabrone è molto dolorosa e la notevole quantità di veleno che viene inoculata può renderla anche estremamente pericolosa.