Strano uccello davvero l'averla maggiore, della quale peraltro molti di noi non hanno mai avuto l'occasione di fare la conoscenza. Si tratta di un passeraceo delle dimensioni di uno stornello, con il piumaggio di tre colori: bianco, grigio chiaro e nero, che vive nelle boscaglie e tra le siepi delle nostre campagne. Segnala la propria presenza con grida dissonanti che assomigliano un po' a quelle della ghiandaia. Le averle, presenti in Europa con cinque specie, vivono a coppie, ciascuna delle quali sceglie il proprio territorio, che difende dall'intrusione di altri uccelli. Il maschio e la femmina sono simili.
L'averla maggiore ama starsene appollaiata bene in vista su un ramo alto e da qui controlla i dintorni, sempre pronta a gettarsi su un'eventuale preda, dal momento che è piuttosto vorace. Talora sorvola il suo territorio di caccia, esibendosi con abilità nel volo sul posto, come fanno i falchi.
L'averla maggiore è un'abile predatrice, si nutre soprattutto di insetti di qualsiasi specie e di micromammiferi, che cattura in volo o mentre sono posati sulla vegetazione; talvolta aggredisce anche topolini di varie specie che riesce a catturare e uccidere, il che costituisce un fatto singolare per un uccello di questa mole. Si può dire perciò che l'averla è, a tutti gli effetti, un piccolo rapace. La particolarità più sconcertante dell'averla maggiore è la sua abitudine di impalare le vittime sulle spine degli arbusti, come i rovi e i prugnoli, che non mancano mai nella boscaglia. In tal modo si costruisce una specie di dispensa, poiché uccide più prede di quante gliene occorrano.